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Niente obiezione nei consultori: la rivoluzione della Regione Lazio

25 Giu

Vi invitiamo a leggere questo articolo dell’Espresso a firma di Francesca Sironi in cui capirete perché si parla di “Rivoluzione” nei consultori della Regione Lazio!

Aborto, niente obiezione nei consultori. La rivoluzione della Regione Lazio.
Un decreto dell’ente guidato da Nicola Zingaretti segna un passo importante a tutela della legge 194. Il ginecologo obiettore non potrà più sottrarsi al dovere di garantire a chi ne ha bisogno tutti i certificati necessari per abortire. E dovrà prescrivere i farmaci per la contraccezione, inclusa la pillola dei cinque giorni dopo

imageIl medico ha il dovere di informare. Di garantire alla paziente che richiede un aborto tutti i certificati necessari, di dare i consigli adeguati. Non solo: è tenuto alla prescrizione dei contraccettivi, pure “post-coitali”. Insomma: se per legge può rifiutarsi secondo coscienza di operare un’interruzione volontaria di gravidanza, non può sottrarsi al suo compito di cura all’interno dei consultori familiari. Lo ha messo nero su bianco, per la prima volta, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, in un decreto da lui firmato sulla riorganizzazione dei servizi medici per la salute della donna.

Sembra una banalità, ma non lo è affatto per una regione come il Lazio dove gli obiettori di coscienza sono il 90 per cento dei medici . In un paese come l’Italia in cui al posto delle informazioni sulla contraccezione si possono trovare, nei consultori, i volantini-shock del movimento per la vita . In un sistema in cui i ginecologi arrivano a negare anche solo un’indicazione sul percorso e le strutture disponibili, come ha raccontato “l’Espresso” nello speciale ” Aborti impossibili “.

Per questo, le frasi contenute nell’allegato “uno” del decreto sui consultori familiari voluto dal governatore Zingaretti sono un segnale importante a difesa della legge 194, che dal 1978 dovrebbe garantire alle donne la possibilità di abortire in sicurezza ma che in realtà oggi è difesa e sostenuta solo grazie ai volontari .

«In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza tra i ginecologi», si legge nel decreto: «si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza. Al riguardo, si sottolinea che il personale operante nel consultorio familiare non è coinvolto direttamente nell’effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare Ivg».

Il dovere di garantire le cure nei consultori riguarda anche la contraccezione. «Per analogo motivo», continua infatti il decreto: «il personale operante è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici», come la spirale. Scontato? Non tanto, come raccontava un’inchiesta de “l’Espresso” pochi mesi fa.

Di Francesca Sironi.

Aborto, il Consiglio d’Europa boccia l’Italia: “Viola i diritti delle donne”.

11 Mar

Questo articolo è stato pubblicato su Il fatto quotidiano del 9 marzo 2014.

“A causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza, l’Italia viola i diritti delle donne che, alle condizioni prescritte dalla legge 194 del 1978, intendono interrompere la gravidanza“. Dopo quasi un anno e mezzo di attesa, il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa si esprime in merito al ricorso, presentato nel novembre 2012 dalla Cgil insieme ad altre associazioni, tra cui l’International planned parenthood federation european network’ (Ippf).

Secondo il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – che rende noto il documento europeo – “è un atto forte che sancisce un diritto fondamentale e incontrovertibile per le donne: quello della libertà di scegliere della propria vita e del proprio corpo, con un’assistenza sanitaria adeguata, come prevede la legge”. Una risposta, fa sapere la Cgil, che sancisce come “l’Italia violi i diritti stabiliti dalla legge 194, l’obiezione di coscienza non può impedire la corretta applicazione della norma”. Secondo la leader della Cgil “che proprio oggi, nella Giornata internazionale della donna, il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa abbia ufficialmente riconosciuto la violazione dei diritti delle donne che intendono interrompere la gravidanza, ha poi un grande valore, anche simbolico. A dimostrazione che i diritti non sono irreversibili e che, specialmente quando vengono messi in discussione con tanta perseveranza, richiedono altrettanta determinazione. E’ questo – conclude Camusso – il messaggio più significativo che possiamo oggi trasmettere alle giovani generazioni”.

Il ministero della Salute risponde con una nota: “In Italia il carico di lavoro per i ginecologi non obiettori negli ultimi trent’anni si è dimezzato, passando da 3.3 aborti a settimana nel 1983 agli attuali 1.7 “, si legge nel documento che ripropone un dato già contestato dalla Laiga – Appare difficile, a fronte di tali dati, sostenere che il numero elevato degli obiettori di coscienza sia un ostacolo per l’accesso all’Ivg. Il ministero comunque ha già avviato, insieme alle regioni, un monitoraggio che coinvolge ogni struttura sanitaria in cui potenzialmente potrebbe essere presente un accesso Ivg, e anche ogni singolo consultorio: le schede di raccolta dati, concordate nell’ambito di un tavolo tecnico ministero-regioni, sono già state inviate alle singole regioni, che le stanno elaborando. Il ministero valuterà se sia il caso di fornire questi dati, peraltro pubblici, al Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, per effettuare delle controdeduzioni”.

Sull’argomento interviene anche la deputata di Ncd Eugenia Roccella, ex sottosegretario alla Salute durante il governo Berlusconi IV, nel periodo tra il 15 dicembre 2009 e 16 novembre 2011. Per l’ex radicale “il documento è un pronunciamento del tutto immotivato e pretestuoso, frutto di una non conoscenza dei dati italiani”. Il Comitato europeo dei diritti sociali è poi, secondo la deputata del nuovo Centrodestra “un oscuro organismo del Consiglio d’Europa che ha emanato un documento contro l’Italia sostenendo che il numero dei medici obiettori impedisce l’attuazione della 194 – scrive in un comunicato – Va ricordato però che proprio il Consiglio d’Europa il 7 ottobre 2010 ha approvato una risoluzione che difende con grande forza il diritto all’obiezione e lo estende non solo alle persone ma addirittura alle istituzioni“. Poi anche Eugenia Roccella utilizza il dato contestato dalla Laiga: “Va ricordato anche che secondo l’ultima relazione al parlamento sulla 194, il carico di lavoro per i ginecologi che fanno gli aborti (cioè i non obiettori) è soltanto di 1.7 interventi a settimana, considerando tra l’altro, in un anno, soltanto 44 settimane lavorative. Il pronunciamento di oggi appare dunque del tutto immotivato e pretestuoso, frutto di una non conoscenza dei dati italiani (che pure sono facilmente accessibili) e di una volontà strumentale da parte dell’Ippf di attaccare l’Italia”.

Un’interessante riflessione del Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” sull’interruzione del servizio di IVG a Jesi.

23 Feb

Questo articolo è stato pubblicato sul http://cslfabbri.blogspot.it il 22 febbraio 2014.

fabbritarg03piccoloPari opportunità. Renzi ha fatto un governo dicendo di rispettare questo principio, ed ha nominato otto ministri uomini e altrettante donne. Probabilmente così non è in merito al servizio di IVG che non prevede “pari opportunità”, almeno sul piano dell’offerta, fra obiettori e non obiettori presenti in un dato territorio.

I ritardi, la disorganizzazione, le scuse di vario genere non rendono merito né degli alti stipendi di chi, manager, deve provvedere alla governance della sanità territoriale, né di chi deve vedere tutelato un diritto universale, quello ad essere individuo e non semplice contenitore per fare figli che, in caso contrario, deve aspettare, angosciarsi, girarsi mezza provincia (se non mezza regione) per poter scegliere liberamente di essere o meno madre. Pari opportunità si diceva, specie nei confronti di quelle donne più fragili: minori, povere, ignoranti (nel senso della bassa istruzione) straniere.

Un sistema universalista come quello italiano, continua insomma a fare di tutto per perpetuare disuguaglianze nella salute, nei diritti, nell’offerta e nell’accesso ai servizi. Chissà se Jesi, al pari dello sport, sarà d’esempio anche nell’antiabortismo che sta dilagando in Italia e in Europa.

In questo caso però c’è ben poco da vantarsi, ma solo da mobilitarsi tutte e tutti per impedire che un diritto di libertà venga cancellato, portando le donne italiane indietro di anni. Mobilitarsi tutti e tutte, dal basso, in attesa che le tre parlamentari elette in Vallesina, in quanto donne che fanno politica, facciano sentire la loro voce a difesa di un diritto vergognosamente attaccato.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle

La beffa dell’Asur Marche

20 Feb

«In merito agli articoli apparsi sulla stampa, relativi alle interruzioni delle gravidanze all’ospedale di Jesi, la Direzione dell’Area Vasta 2 specifica che sono già state impartite le disposizioni per continuare a garantire il Servizio con personale medico dell’Ospedale di Fabriano, senza alcuna interruzione dell’attività.

Il Servizio di IVG è stato assicurato fino a tutto dicembre 2013 grazie all’invio quindicinale di un medico dell’U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Fabriano, in quanto presso l’Ospedale di Jesi i medici sono tutti obiettori.

Poiché il relativo contratto era scaduto, è stato dato mandato di procedere ad un nuovo avviso, al fine di ricoprire quanto prima il Servizio di cui trattasi, che, nel frattempo non verrà comunque interrotto.

Si ringrazia per la cortese collaborazione».

IL DIRIGENTE AREA COMUNICAZIONE ASUR

(Dott. Alberto Lanari)

 

La nota stampa dell’Asur in risposta alla nostra denuncia della nuova interruzione del servizio di IVG all’ospedale di Jesi suona come una beffa. Il dott. Lanari forse non si rende conto di ciò che ha scritto: l’ultima giornata di interventi di IVG risale a metà dicembre, perciò l’attività è interrotta da ben 2 mesi.

La scadenza del contratto (dicembre 2013) era ben nota ai vertici dell’Asur già dal marzo 2013, quando fu firmato il provvedimento con il personale medico dell’Ospedale di Fabriano.

Il fatto che l’Asur stia impiegando già due mesi per rinnovare un contratto che garantisce il rispetto di una legge dello Stato è del tutto ingiustificato, inaccettabile e configura ipotesi di interruzione di pubblico servizio e responsabilità dei vertici dell’Asur e della Regione Marche.

Il dott. Lanari deve quindi spiegare perché l’Asur non abbia proceduto, entro il 31 dicembre 2013, al rinnovo del contratto. Se il contratto avesse riguardato un altro tipo di intervento, l’Asur si sarebbe permessa tale negligente e colposo atteggiamento?

Al nostro indirizzo mail stanno arrivando richieste di informazioni da parte di donne in difficoltà nel trovare garanzie su come e dove poter effettuare gli interventi di IVG, a conferma di quanto sta accadendo e del disagio che questa situazione sta provocando. Chiediamo al direttore generale dell’Asur Dr. Gianni Genga, al Direttore Sanitario Dr. Alessandro Marini e all’Assessore alla Sanità della Regione Marche Almerino Mezzolani (PD) se, di fronte alla salute delle donne, si possa continuare a sostenere che questi siano tempi leciti e rispettosi.

Ovviamente la domanda è retorica.